Serpico e i Comuni contro l'evasione fiscale

Il sistema che controlla tutti i nostri conti

Oggi parliamo del super-cervellone della Sogei, l'azienda telematica che si occupa di gestire lo stato contributivo nazionale, chiamato Serpico, non a caso e con una certa dose di ironia. L'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza hanno a disposizione, infatti, un mega software, una sorta di programmone, di gigantesca anagrafe tributaria che si avvale innanzitutto dell'obbligo per le banche di consegnarli, letteralmente parlando, tutte le nostre movimentazioni bancarie, ma non solo, come vedremo. Una cosa che a suo tempo ha definitivamente cessato l'esistenza del segreto bancario, del resto morto e sepolto, dal 1° gennaio 2017 anche in Svizzera, San Marino e così via, come abbiamo spiegato nell'articolo linkato. Insomma, tempi duri per chi era abituato all'idea che il proprio istituto bancario, in Italia e all'estero, fosse la cassaforte dei nostri averi certo, ma anche dei nostri segreti. Adesso l'accesso e il controllo dei nostri conti correnti sono una realtà completamente automatizzata.

Come funziona Serpico

Nel super programma dell'Agenzia delle Entrate confluiscono le dichiarazioni dei redditi, ovviamente, tutte le transazioni bancarie, le utenze di luce e gas, i patrimoni immobiliari, eventuali investimenti finanziari e tutto ciò che serve ad ottenere il risultato finale, quello funzionale a scovare gli evasori fiscali: incrociare i dati dichiarati al fisco con il patrimonio posseduto e lo stile di vita. Nella sostanza il sistema analizza i dati del redditometro , di cui abbiamo parlato in modo approfondito recentemente, e permette di confrontare il reddito dichiarato con il potere di spesa, ottenendo così informazioni importanti per scovare chi evade il fisco. Insomma, un colpo molto duro a chi, fino a qualche tempo fa, poteva contare su una sorta di auto-dichiarazione di povertà, mentre magari faceva la bella vita. Va detto che in effetti se si guarda al numero di persone che dichiara di non guadagnare nulla, siamo un popolo di poveracci, viste le dichiarazioni dei redditti che puntualmente ogni anno vanno a finire su tutti i giornali per quanto sono inverosimili.
Ma come funziona tecnicamente Serpico? Perché la massa di dati che deve analizzare è enorme, non a caso viene indicata proprio come una gigantesca anagrafe tributaria. Vediamo una sintesi delle cose che l'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza possono controllare grazie a Serpico, ma per ulteriori dettagli leggete anche l'articolo sul redditometro che vi abbiamo linkato precedentemente (e dove parliamo anche del redditest, utile a capire se le spese che facciamo sono coerenti con la nostra dichiarazione dei redditi, quindi se il nostro stile di vita può insospettire l'Agenzia delle Entrate).

2.000 server per una super anagrafe tributaria

Il sistema informatico che accede ai nostri correnti bancari, nella sostanza, confrontando quindi i nostri averi con le nostre spese, consta di circa 2.000 server da cui transitano 22.000 informazioni al secondo e il cui compito principale è quello di far emergere i circa 120 miliardi sottratti al fisco, secondo i calcoli attuali, che azzoppano la nostra economia.Certo, va detto che l'Italia è un paese che ammazza di tasse, letteralmente parlando, ma tutto questo non torna indietro con un sistema paese che funziona. È ovvio che si è generata una grande evasione fiscale, ma questo è un altro discorso.

  • Elenco dei nomi di intestatari di un conto corrente.
  • Il codice identificativo delle transazioni o dei rapporti in genere con gli operatori finanziari.
  • Informazioni varie su soggetti che hanno messo in atto operazioni che esulano dal rapporto continuativo.

Tutto quello che è considerato sensibile va inviato

Gli istituti bancari, le assicurazioni, le fiduciarie, le Poste, Sim, Sgr e chiunque gestisca operazioni finanziare di qualunque tipo deve trasmettere tutti gli elementi considerati "sensibili" relativi ai conti correnti. L'elenco è lungo e va dai saldi a tutte le operazioni contabili possibili, dalle cassette di sicurezza in banca (la frequenza di accesso), alle operazioni mediante carta di credito, così come tutto ciò che riguarda eventuali certificati di deposito e quant'altro. Insomma, qualunque cosa dimostri un reddito, un introito e così via.

Vediamo in dettaglio

Il funzionamento di Serpico, acronimo di "Servizi per i contribuenti", è molto semplice quanto micidiale.
La prima schermata chiede di inserire la Partita Iva o il Codice fiscale del contribuente in questione. Una volta inserito questo primo elemento di identificazione il sistema mostra subito le prime informazioni, vale a dire nome e cognome del contribuente e le ultime 5 dichiarazioni dei redditi. Ma siamo solo all'inizio. E' al terzo invio che viene il bello.
A questo punto, infatti, il programma dell'Agenzia delle Entrate mostra tutta la sua potenza. Si connette a tutte le banche dati a cui può accedere (motorizzazione, demanio, catasto, Inps, Inail, dogane, registri e tanto altro) e quindi snocciola tutta una serie di informazioni che hanno a che fare con il patrimonio: automobili, case, terreni, barche e tutto ciò che si possiede. Ancora un invio e il sistema esagera, mostrando tutte le utenze (luce, gas, etc), polizze assicurative e spese varie sostenute dal soggetto in questione. Azz! E' dura per chi dichiara di essere indigente ma fa la vita del nababbo! Ma è l'ultima schermata quella che rappresenta la vera rivoluzione rispetto al passato: il nostro saldo del conto corrente bancario, con tutti i movimenti e lo storico, se richiesto. E bisogna considerare che è un software ad analizzare il tutto e scovare eventuali anomalie, non un essere umano con tutti i limiti del caso.

Vita più difficile per chi bara sull'Isee

Una delle tante ragioni che hanno portato il fisco a realizzare un sistema come Serpico è dovuto ai tanti che effettuano false dichiarazioni nell'Isee, l'indicatore della situazione economica equivalente. Leggiamo continunamente sui giornali di gente che ha richiesto il rimborso garantito dal bonus asilo nido, oppure agevolazioni per le tasse universitarie e detrazioni sui tributi per i vari servizi pubblici. Poi magari si è scoperto che invece di tutto aveva bisogno tranne che di contributi pubblici per mandare avanti la famiglia o per vivere. Va detto comunque, che il nuovo Isee anti evasione è stato pensato proprio per ovviare il più possibile a questo problema.

Tempi duri per gli evasori e Dl Fisco 2019

Insomma, la vera novità di Serpico non è soltanto l'accesso al nostro conto corrente bancario da parte del fisco, ma tutto un sistema informatico che valuta, nella sostanza, il confronto tra la nostra dichiarazione dei redditi e lo stile di vita, le spese e i patrimoni posseduti. In caso di anomalie, in modo del tutto autonomo ed automatico, vengono inviati degli "alert" agli ispettori del fisco, a cui poi toccherà il compito di analizzare più in dettaglio la posizione fiscale del contribuente "sospetto" e le sue incongruenze. Assieme a questo bisogna ricordare che già da qualche anno è stata inasprita l'azione verso l'evasione fiscale, introducendo sanzioni penali e indagini patrimoniali a tappeto per chi dichiara il falso. Inoltre, va considerata la novità introdotta dal Dl Fisco 2019, che dà la possibilità alla Guardia di Finanza di accedere direttamente, senza nessun permesso, come accadeva precedentemente, alle banche dati in possesso dell'Agenzia delle Entrate. Le Fiamme Gialle possono quindi controllare tutti i movimenti dei conti bancari italiani.

Anche i Comuni contro gli evasori fiscali

In effetti una norma del genere esisteva già, ma il nuovo accordo tra l'Agenzia delle Entrate, quella del Territorio, Inps e Comuni presenta delle novità importanti.
Le amministrazioni locali infatti riceveranno dallo Stato il 50% delle somma recuperate dagli accertamenti che porteranno a scovare chi evade, invece del 30% come nel precedente accordo. Inoltre, per incentivare maggiormente la collaborazione delle amministrazioni locali, per i primi 3 anni quanto recuperato rimarrà per intero a disposizione delle casse del Comune.

Si possono denunciare solo fatti specifici e ben documentati

Quindi le amministrazioni possono denunciare i casi sospetti. Bisogna dire che la denuncia non si può basare solo su un sospetto o su un semplice "sentito dire", ma deve essere accompagnata da una serie di dati che certificano l'incongruenza con quanto dichiarato alle autorità fiscali.
I dati devono a questo punto essere inviati alla Guardia di Finanza e all'Agenzia del Territorio per via telematica, accompagnati dalla documentazione necessaria.

Gli strumenti a disposizione

In effetti le amministrazioni locali hanno a disposizione tutta una serie di strumenti che permettono, attraverso l'incrocio dei dati, di far emergere incongruenze che dimostrano una sottrazione di risorse all'Erario oppure una falsa dichiarazione dei redditi.
Per esempio, possono incrociare i dati relativi alle imposte sulla casa con la dichiarazione dei redditi, hanno a disposizione i dati sulle compravendite immobiliari, sui contratti d'affitto, sulle bollette e così via. Tutti elementi che incrociati con la dichiarazione dei redditi possono scovare l'evasione fiscale e gli affitti in nero. E proprio per il problema degli affitti in nero i Comuni possono diventare uno strumento di prevenzione dell'evasione straordinario.
Certo, non è detto che il nuovo accordo ottenga in tutto e per tutto l'effetto sperato, visto che i sindaci devono nella sostanza andare a denunciare i loro potenziali elettori, e questo pone un problema "politico", ma i numerosi tagli operati dai Governi che si sono succeduti negli ultimi anni verso gli enti locali hanno messo in ginocchio tante amministrazioni che dalla denuncia degli evasori possono trarre grande vantaggio in termini di risorse.

Immobiliare, commercio e lavoro nero

Il settore immobiliare e il commercio sono certamente i settori maggiormente attenzionati dalle amministrazioni locali, proprio su invito dell'Agenzia delle Entrate.
Il primo problema è quello degli immobili fantasma, vale a dire quelli completamente sconosciuti al catasto, seguito a ruota dai tanti affitti in nero, le compravendite immobiliari, spesso sottostimate rispetto al loro reale valore proprio per pagare meno tasse e le residenze fittizie nei paradisi fiscali.
Insomma, oggi è molto più difficile il giochino di dichiararsi residente in Svizzera mentre si vive in modo permanente in Italia.
Nelle intenzioni del Legislatore, nel coinvolgere le amministrazioni locali nella lotta all'evasione fiscale, c'è anche il contrasto al lavoro nero e quindi il mancato pagamento dei contributi, con particolare riferimento a due settori notoriamente interessati da questo problema: l'edilizia e il commercio ambulante. Uno dei primi Comuni a firmare un accordo con l'Agenzia delle Entrate per combattere l'evasione è stato quello di Milano. Vi riportiamo di seguito l'articolo che abbiamo scritto a suo tempo. Le informazioni inserite sono sempre valide, anche se è passato un po' di tempo.

Milano partecipa

Il Comune di Milano, primo fra i grandi nuclei abitati in Italia, decide di mettere in piedi un sistema per combattere l'evasione fiscale.
È stato firmato un accordo, infatti, tra l'amministrazione locale, le Fiamme Gialle e l'Agenzia delle entrate che permetterà di individuare i casi sospetti incrociando le informazioni sul reddito dichiarato, le proprietà possedute, soprattutto immobiliari, e le attività economiche svolte. I soldi recuperati, come stabilito dall'accordo, rimarranno nelle casse locali.

I target

Il meccanismo che porterà alla segnalazione dei casi sospetti alla Guardia di Finanza è, nella sostanza, piuttosto semplice. La segnalazione, via Web, avverrà nel caso in cui ci siano incongruenze tra ciò che viene dichiarato al Comune e le attività svolte o le proprietà possedute.
Per esempio. Se il possessore di un'abitazione di lusso usufruisce di facilitazioni perchè dichiara un reddito basso, l'amministrazione segnalerà l'anomalia alla Guardia di Finanza, che passerà così a fare gli accertamenti del caso. Oppure, se in un'abitazione che risulta vuota è allo stesso tempo attiva la fornitura di energia elettrica, segno evidente di un affitto in nero, partirà la segnalazione.
Allo stesso tempo ci sarà una particolare attenzione verso coloro che risultano residenti all'estero ma conservano in città interessi e attività, nascondendo spesso una residenza all'estero di comodo, solo per evadere le tasse. Attenzione particolare anche per le attività commerciali considerate ad alto rischio.

L'unione fa la forza

L'accordo, che prevede un rapporto particolare con l'Agenzia Regionale delle Entrate e con la Guardia di Finanza, si basa sull'incrocio tra le varie banche dati a disposizione dei tre enti che hanno stipulato l'accordo stesso. In effetti si tratta del rafforzamento di un impegno già in atto, con la novità che le risorse recuperate verranno trattenute dall'amministrazione locale. Tecnicamente parlando l'operazione verrà svolta in particolare dal Consiglio tributario, che analizzerà i dati provenienti da attività commerciali e professionali e segnalerà tutte le incongruenze riscontrate.
Insomma, anche in questo caso, come con Serpico, tempi duri per chi dichiara al fisco quello che meglio crede ma poi ha un potere di spesa che non combacia con le sue possibilità, o meglio con quello che, stando a ciò che dichiara, dovrebbe potersi permettere. Nella sostanza tutti questi sistemi non faranno altro che rendere le cose più difficili a chi evade le tasse. La speranza è che le risorse recuperate siano spese per creare più lavoro, un costo della vita più basso e servizi per cittadini e imprese migliori.

Concludiamo questo lungo articolo sugli strumenti a disposizione del fisco per combattere l'evasione fiscale con uno degli accordi internazionali alla base dello scambio di informazioni tra l'Agenzia delle Entrate dei paesi firmatari.

Il Fatca

Le varie crisi economiche che ciclicamente ci tocca sopportare hanno reso sempre più inaccettabile l'evasione fiscale, almeno quella dei pesci medio piccoli, siamo sinceri.
L'intesa tra gli Stati Uniti e 5 paesi europei, tra cui il nostro, per la costruzione di una banca dati comune con l'obiettivo di rendere i conti esteri non più forzieri segreti e invalicabili, ma elementi di un insieme comune a cui tutti i paesi firmatari dell'intesa, va proprio in questa direzione. Oltre agli Stati Uniti anche Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito possono attingere al database comune per ottenere informazioni che altrimenti richiederebbero lunghe e difficili rogatorie.
Il sistema prende il nome di Foreign Account Tax Compliance Act (Fatca) ed è costituito da un insieme di regole concepite per scoraggiare la fuga dei contribuenti, tra l'altro tra i più importanti, spesso e volentieri, mediante l'utilizzo di società offshore e paradisi fiscali.
Nella sostanza si tratta di un'adesione dei 5 paesi europei co-firmatari alle regole americane per la lotta all'evasione fiscale.

Scambio di informazioni e principio di reciprocità

Il sistema mette a disposizione una serie di strumenti, nazionali e internazionali, utili allo scambio di informazioni tra le amministrazioni dei paesi firmatari dell'accordo, ed inoltre introduce il principio di reciprocità. Le informazioni, insomma, viaggiano in due direzioni, da e verso gli Stati Uniti, in modo da creare un insieme di regole e appunto strumenti che possano portare benefici a tutti i paesi che partecipano al progetto.

L'accordo verrà allargato

L'obiettivo dei paesi firmatari è quello di allargare il numero di istituzioni che aderiscono al progetto, attraverso il sostegno dell'Unione Europea e dell'Ocse, in modo da rendere questo strumento sempre più performante e completo e rendere quindi sempre più difficile la vita degli evasori che allo stato attuale sfruttano le mancate sinergie tra le Agenzie delle Entrate dei diversi Stati per scomparire, letteralmente, agli occhi del fisco del loro paese.

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