Oggi analizzeremo il funzionamento di un importante strumento di valutazione del rischio di un prodotto finanziario, professionale ed affidabile. Molti, infatti, si chiedono: ma quanto sono sicuri i miei investimenti? Ovviamente, siamo tutti a conoscenza del fatto che la sicurezza assoluta in finanza non esiste, ma è possibilie valutare il grado di rischio di un titolo utilizzando strumenti spesso a uso e consumo dei professionisti del settore, ma accessibili a tutti.
Come valutare il rischio di un titolo
Un tempo l'obbligazione, pur essendo comunque un investimento con una certa percentuale di rischio, preoccupava in modo piuttosto relativo. Oggi non è così. Chi ha puntato sui bond, compreso i Titoli di Stato, le domande su quanto questi strumenti finanziari sono sicuri di questi tempi se le fa eccome. Per non parlare di obbligazioni ad alto rendimento e titoli del debito pubblico di paesi in via di sviluppo, come quelli africani. Un rischio ulteriore è rappresentato dalla direttiva europea sul bail-in bancario, che prevede la partecipazione di tutti i creditori di una banca in crisi al suo salvataggio. Per completare il discorso vi consigliamo anche la lettura del nostro articolo su come capire se una banca è solida. Bene, vediamo di stabilire quali possono essere le misure base da mettere in atto per valutare, per quanto possibile, l'affidabilità o meno di un'obbligazione, in modo da poter prendere misure adeguate in tempo e proteggere così il nostro capitale. Successivamente vedremo cosa sono i Credit default swap e come si usano.
I Cds, l'assicurazione contro i rischi
Il nostro articolo di oggi verterà soprattutto su quello che è senza dubbio lo strumento più appropriato per valutare il rischio di un titolo, vale a dire il Credit Default Swap, il cui acronimo è Cds. Vedremo come questo strumento si presta in modo particolare alla valutazione del rischio, oltre che a quella che è la sua funzione principale. Parliamo infatti di una polizza assicurativa contro il pericolo di insolvenza di un'emittente, ma che, di traverso, ci regala un indice di valutazione del rischio di un'obbligazione molto affidabile e preciso. Bene, ma partiamo con una misura un po' empirica se vogliamo, ma sempre utile, per capire il grado di affidabilità di un'obbligazione. Subito dopo passeremo ad una spiegazione dettagliata su cosa sono i Credit default swap, come funzionano e quanto possono essere utili per contrastare la volatilità dei mercati, dal punto di vista della valutazione dell'investitore.
Il confronto con un Titolo di Stato equivalente
Il primo strumento per una valutazione generale sull'affidabilità di un qualsiasi titolo può essere il confronto con il rendimento offerto da un Titolo di Stato di scadenza equivalente. In assoluto, se il rendimento è simile allora il prodotto in questione gode, in teoria, di una buona credibilità sul mercato, mentre se il rendimento è molto maggiore allora vuol dire che la percentuale di rischio stimata dagli operatori professionali è sensibilmente superiore e quindi è giusto porsi la domanda su cosa fare andando ad analizzare la situazione più nel dettaglio. Questo metodo per valutare il grado di rischio di un titolo su cui abbiamo investito, oppure su cui vogliamo investire, dà la possibilità di farsi una prima idea della situazione, anche perchè, come abbiamo spiegato nella nostra guida ai Titoli di Stato, esistono varie tipologie di Buoni del Tesoro ed è facile trovarne uno che si avvicina, come caratteristiche, al titolo che ci interessa. Per esempio, se vogliamo valutare la convenienza di un'obbligazione considerata sicura, possiamo confrontarne il rendimento con un Btp Italia, di cui abbiamo spiegato funzionamento e caratteristiche nell'articolo di approfondimento linkato. La stessa cosa è possibile con il nuovo BTP Futura, pensato per raccogliere risorse dal piccolo risparmiatore italiano. Infatti, questo nuovo titolo di Stato è disponibile solo per l'investitore retail e prevede un bel premio legato alla crescita del Pil nazionale. Nell'articolo di approfondimento, che vi abbiamo appena linkato, analizziamo caratteristiche, convenienza e rischi del Btp Futura.
Le agenzie di rating
Fino a poco tempo fa lo strumento principe per analizzare la credibilità di un'emittente era il giudizio delle agenzie di rating, ma tante vicende che si sono succedute nel tempo ne hanno minato la credibilità. Sono troppe le occasioni in cui anche le agenzie più importanti si sono dimostrate non solo poco capaci di capire dove andavano a parare le cose, ma anche scorrette nei confronti degli investitori. Chi conosce le cose in profondità denuncia da anni un notevole conflitto di interessi delle Agenzie di rating, troppo legate a soggetti con cui non dovrebbere avere rapporti di nessun tipo. Questa è una delle reagioni per cui si è andati alla ricerca di strumenti più significativi per valutare il grado di affidabilità di un'obbligazione, come i Cds.
Cosa sono i Credit default swap
È così che si è fatta strada la fiducia, come indicatori di credibilità, chiamiamoli così, dei Cds, vale a dire dei "Credit default swap". Questi prodotti, nati all'inizio degli anni 90 per iniziativa della banca d'affari J.P. Morgan, non sono altro che polizze assicurative contro l'eventualità di insolvenza di un emittente obbligazionario, vale a dire il suo default. Ovviamente, più, secondo gli analisti, è alto il rischio di insolvenza, più è alto il costo della polizza, vale a dire del Cds.
Ed ecco quindi che un indice di questo tipo diventa importante e significativo per stabilire quante garanzie offre il nostro bond, e il suo andamento, positivo o negativo a seconda del caso, ci può dare informazioni importantissime sulla strada da seguire. Insomma, se avere ancora fiducia nel nostro titolo o sbarazzarcene nel più breve tempo possibile. Ma vediamo più in dettaglio come funzionano le cose.
Definizione e come funzionano
Partiamo dalla definizione di Credit Default Swap: il CDS non è altro che un trasferitore di rischio. Questo strumento finanziario viene classificato come "strumento di copertura" ed è fondamentalmente un derivato. Facciamo un esempio, molto semplice, per capire come funzionano i Credit Default Swap.
Un investitore, che chiameremo Tizio, vanta un credito nei confronti del debitore, Caio nel nostro esempio. Tizio, volendo premunirsi nei confronti di una eventuale insolvenza di Caio, si rivolge ad un terzo soggetto, che chiameremo Sempronio, il quale, in cambio del rischio di rimborsare Tizio se Caio si dovesse dimostrare insolvente, viene remunerato come in una normale polizza assicurativa. E di questo infatti parliamo, di una vera e propria assicurazione. Va ricordato che i Credit default swap possono proteggere anche dal ritardato pagamento di cedole o da interessi inferiori a quanto promesso.
Un po' di terminologia
Per completezza di informazione ricordiamo al lettore che in termini strettamente tecnici Sempronio, vale a dire il garante del debito di Caio, in termine tecnico viene chiamato "protection seller", mentre il creditore Tizio viene definito "protection buyer". L'evenutale default dell'emittente debitore viene invece definito "credit event".
Anche per i Titoli di Stato
I Credit Default Swap non esistono solo come copertura del rischio derivante da un emittente privato, ma esistono anche gli equivalenti che proteggono contro il default di uno paese, quindi a garanzia dei Titoli di Stato. In questo caso il gergo tecnico usato è "CDS sovrani", in inglese sovereign CDS. Se vi può interessare vi consigliamo il nostro articolo sul fattore di rischio di BoT, BTp e Conti deposito, dove mettiamo a confronto questi tre strumenti di investimento e facciamo delle valutazioni, certo generiche, sul loro grado di affidabilità dal punto di vista del piccolo risparmiatore. Ricordiamo anche che il meccanismo Salva Stati della Comunità Europea ha introdotto alcune misure che permettono all'emittente, in questo caso lo Stato, di variare arbitrariamente le condizioni promesse all'investitore al momento dell'asta, come abbiamo spiegato nell'articolo sulle clausole Cac, un bel rischio per l'investitore, ma remoto va detto. Nella sostanza le Cacs possono essere prese in considerazione solo nel momento in cui un paese rischia veramente il default e non può restituire il suo debito pubblico.
Per chiudere il discorso facciamo un piccolo esempio per capire come funzionano i Credit defalt swap sui Titoli di Stato. Se vogliamo assicurare il nostro investimento, per esempio in BtP, dobbiamo verificare a quanti punti base viene scambiata l'assicurazione contro il default dello Stato italiano relativamente al titolo obbligazionario che ci interessa. Se per esempio lo scambio avviene a 370 punti base, allora per sottoscrivere il nostro Cds, che ci mette al riparo dal default dello Stato italiano, dobbiamo pagare il il 3.7% del totale del nostro investimento. Al termine dell'articolo, comunque, facciamo delle valutazioni su quanto successo ai Credit default swap quando è stato ricontrattato il debito pubblico greco, cosa che fa capire quanto i Cds sui Titoli di Stato possano comunque presentare delle importanti criticità.
Dove si comprano e vendono i CDS
Pur non essendo nati come strumento finanziario speculativo, i Credit default swap possono essere rivenduti sul mercato e quindi godono di una quotazione, vale a dire che sono prezzati sui mercati finanziari fino alla scadenza naturale del contratto. I mercati su cui sono quotati non sono regolamentati, ovverosia sono OTC (Over the Counter). Del resto parliamo di derivati che presentano anche una importante componente speculativa e questo va tenuto in considerazione nel momento in cui vogliamo acquistarli per proteggere il nostro investimento.
Valutazione del prezzo
Il prezzo di un Credit default swap dipende naturalmente da quanto il debitore, Caio nel nostro esempio precedente, risulta affidabile o meno. Quindi, possiamo stabilire che il prezzo di un CDS dipende, in effetti, dal sottostante, vale a dire il debitore, dal suo andamento quindi, ma è importante sapere che le due cose non sono direttamente legate, dal punto di vista tecnico. Insomma, il prezzo di un Credit default swap dipende da "un'opinione", non da un dato ben determinato. Nella sostanza è come lo spread sul nostro debito di cui sentiamo parlare sempre più spesso. Il valore di un CDS dipende dalla fiducia o meno verso il debitore. Per esempio, se quest'ultimo subisce una perdita ed emette una nuova obbligazione, cioè chiede un prestito al mercato, il suo Credit default swap aumenterà molto probabilmente di prezzo, in quanto l'emittente del debito sottostante risulterà meno affidabile.
Rischio e guadagno
Insomma, analizzare il Credit default swap di una banca, giusto per fare un esempio, è sicuramente, allo stato attuale, uno dei modi migliori di rendersi conto dell'affidabilità di un emittente, ma il valore dei CDS non si limita solo alle valutazioni. Fondamentalmente questi strumenti possono rappresentare anche un'ottima fonte di guadagno. Basta pensare a quello che è successo nel 2016, con un rialzo di tanti Credit default swap anche del 40%, o cifre superiori, per capire come i CDS siano, in effetti, tra gli strumenti più speculativi sul mercato, anche troppo secondo alcuni. Del resto i derivati sono diventati il grande Satana, a detta di molti. La domanda è la seguente: cosa accadrà nel 2023?
Il rischio può essere misurato
Come abbiamo visto, cercando di semplificare il più possibilmente le cose, il grado di rischio di un'obbligazione può essere valutato mediante l'utilizzo di un importante strumento finanziario come il Credit default swap. Certo, non è tutto oro quello che luccica. Non si possono non considerare i tanti scandali che hanno colpito il mondo della finanza negli ultimi anni. Quello che vogliamo dire è che la valutazione dell'affidabilità di un'obbligazione, e il prezzo relativo del suo CDS, non sempre è super partes, anzi. Le banche, famoso è il caso di Deutsche Bank, sono spesso piene di derivati, e la speculazione, i dati falsi, le manovre "sotto le ceneri", sono veramente tante. Quindi, va bene considerare i Credit default swap un utile strumento per valutare il rischio di un bond, ma non consideriamoli il Vangelo.
I dubbi
Per capire che non è tutto oro quello che luccica, basta ricordare cosa è successo quando si è deciso di rinegoziare il debito pubblico greco. Buona parte degli investitori, in questa occasione, ha perso il 50% di quanto investito, ma i Cds non hanno rimborsato niente, in quanto la rinegoziazione non è stata considerata tecnicamente un default e quindi quanto successo non è stato visto come un evento coperto dalla garanzia offerta dai Credit default swap. Ora va fatta una considerazione: ormai, quando un paese fallisce non si arriva mai al default tecnico vero e proprio, ma ad una specie di ibrido, una sorta di fallimento mascherato. Questo fa capire che il Cds sui Titoli di Stato va preso con le molle, in quanto si richia seriamente di ritrovarsi con il classico pugno di mosche in mano.