Guida ai titoli di Stato italiani

I nostri lettori più assidui si saranno accorti di una certa attenzione di Soldi e Finanza Online verso l'investimento sui Titoli di Stato. La ragione è molto semplice: ogni anno dobbiamo rinnovare una parte sostanziosa del nostro debito pubblico e spesso gli interessi pagati dal Tesoro sono a dir poco convenienti dal punto di vista del risparmiatore. Se invece valutiamo la cosa dal punto di vista del cittadino allora le cose cambiano, ma visto che dobbiamo sborsare degli interessi come cittadini tanto vale che ce li riprendiamo indietro come investitori!

Cosa sono i Titoli di Stato e come funzionano

Divideremo l'articolo di oggi in quattro sezioni principali. Nella prima daremo informazioni generali sul funzionamento delle emissioni del Tesoro per finanziare il debito pubblico italiano, in modo da capire di cosa stiamo parlando per chi è neofita nel campo. Passeremo quindi ad una prima analisi su rischi e convenienza dell'investimento in Titoli di Stato. Vedremo quindi le varie tipologie di emissioni e faremo delle valutazioni su quali sono le migliori per il 2023 e le più sicure dal punto di vista del piccolo risparmiatore, se si può parlare di sicurezza in questo momento. Infine daremo delle risposte alle domande più comuni di chi si avvicina per la prima volta ai Titoli di Stato. A questo proposito, vi consigliamo anche la lettura della nostra guida agli investimenti.

Definizione

I Titoli di Stato sono delle obbligazioni emesse dal Tesoro per finanziare e rinnovare il debito pubblico. L'Italia, come sappiamo tutti, è uno dei paesi più indebitati al mondo in proporzione al Pil prodotto e, come molti altri paesi, ha un deficit, vale a dire produce meno di quanto spende. Ogni anno siamo quindi costretti a chiedere al mercato il finanziamento di una parte della nostra spesa, quella extra rispetto a quanto gestito dalle normali entrate dello Stato, ma soprattutto dobbiamo rinnovare le cedole in scadenza del debito pregresso.

Funzionamento

Chi acquista Titoli di Stato ha diritto ad un credito che può essere realizzato sia mediante lo scarto tra il prezzo d'acquisto ed il rimborso alla scadenza che mediante interessi pagati dalle cedole. Queste ultime possono essere caratterizzate, a seconda del tipo di emissione, sia da tassi fissi che variabili. Ovviamente i Titoli di Stato hanno una scadenza che varia a seconda delle tipologia di emissione. Come vedremo più avanti si va dai Bot a breve termine a titoli pluriennali anche fino a 30 anni. Esistono anche Titoli di Stato indicizzati all'inflazione italiana, come i Btp Italia, così come a quella europea, come i BtpEuroI. Riguardo ai guadagni che si possono realizzare, ma ne parleremo in modo approfondito più avanti, i Titoli di Stato più redditizi sono naturalmente quelli pluriennali a lunga scadenza, sia perché si impegna il capitale più a lungo che per una questione di maggior rischio. Naturalmente anche questo tipo di obbligazioni possono essere vendute sul mercato, ma a fronte di una possibile perdita economica anche considerevole.

Come comprare i Titoli di Stato

Esistono diversi modi per acquistare i Titoli di Stato, sia avvalendosi di un istituto bancario che di un intermediario finanziario abilitato da Banca d'Italia. Si può procedere all'acquisto anche semplicemente presso un ufficio postale. Come abbiamo detto, i Titoli di Stato possono essere comprati sia in fase di emissione, vedremo fra un po' il meccanismo d'asta, sia direttamente sul mercato secondario, il Mot (Mercato telematico delle Obbligazione e dei Titoli di Stato) per quanto riguarda le emissioni precedenti. Ovviamente il Mot può essere utilizzato anche per vendere i Titoli posseduti se ci si vuole liberare dell'investimento o si ha bisogno di liquidità.

Come funziona l'asta

Ogni anno il Tesoro pubblica un calendario trimestrale delle emissioni, compreso l'ammontare minimo previsto. Per i clienti retail, quelli non istituzionali (per capirci il piccolo investitore), vengono in genere stabilite delle tempistiche di prenotazione diverse dai grandi player del settore. Normalmente, ma le regole possono cambiare a seconda della volontà dell'emittente, è necessario prenotare la quantità desiderata di Titoli di Stato che si intende acquistare con almeno un giorno di anticipo sull'asta e per un valore minimo di 1.000 euro. Senza voler entrare in dettagli tecnici che dilungherebbero troppo il discorso, i Bot vengono collocati mediante asta competitiva, mentre Btp, Ctz e Cct seguono il meccanismo dell'asta marginale.

Rendimenti, rischio e tassazione

Procediamo quindi con le nostre considerazioni generali su tassi di rendimento, rischio e convenienza e vediamo una carrellata delle varie opportunità che ci si presenteranno davanti nel 2023. Più avanti nell'articolo vedremo quali sono le varie tipologie di Titoli di Stato italiani e faremo delle considerazioni specifiche su quali sono i Titoli di Stato migliori da acquistare in base a convenienza e sicurezza.

Quanto si guadagna con i Titoli di Stato?

In genere questa è la domanda che fa il neofita quando si avvicina per la prima volta a questo tipo di investimento. Ovviamente la risposta alla domanda su quanto rendono i Titoli di Stato e su quali conviene investire non può essere certo riassunta in poche righe. Ormai i Bot, un tempo una vera e propria cassaforte degli italiani, offrono un rendimento netto praticamente nullo, a fronte certo di un rischio altrettanto inesistente, ma le emissioni a lungo termine, come i BtP pluriennali, possono dare più soddisfazioni. Se cerchiamo un Titolo di Stato ad alto rendimento, con interessi anche molto interessanti, i Buoni del Tesoro Poliennali, i BtP a 10, 15 e anche 30 anni, offrono una resa ottima, ma con un impegno del capitale importante, naturalmente. Certo, i Titoli di Stato sono liquidabili sul mercato, ma spesso a condizione di accollarsi una perdita che può essere anche importante. Interessanti i Btp Italia, di cui parleremo più avanti, anche per il 2023.

Rischio e convenienza

Nel corso dell'articolo cercheremo anche di capire quali sono i Titoli di Stato più convenienti e quindi i migliori su cui investire nel 2023, soprattutto dal punto di vista del piccolo risparmiatore, ma qualcuno potrebbe anche chiedersi quali sono i Titoli di Stato più sicuri e quali invece sono i più rischiosi. Per quanto riguarda il discorso "sicurezza", chiamiamolo così, vi invitiamo a leggere il nostro articolo sul fattore di rischio di BoT, BTp e Conti deposito. Se siete interessati a capire quanto sono sicuri Bot, BtP e simili, vi consigliamo anche l'articolo sui Credit default swap, un ottimo strumento per valutare il grado di rischio di un'obbligazione. Si tratta nella sostanza di una polizza assicurativa che protegge dal rischio fallimento dell'emittente, ma anche di mancato pagamento degli interessi e delle cedole. Attenzione però, come abbiamo spiegato nell'articolo, quando si parla di ricontrattazione del debito pubblico i CDS (acronimo di Credit default swap) possono regalare bruttissime sorprese, Grecia docet.

Le clausole Cac

Per terminare il discorso rischi dell'investimento in Titoli di Stato, va tenuta in conto anche la questione clausole Cac, parte del meccanismo Salva-Stati messo a punto dalla Comunità europea che dà la possibilità di ristrutturare il debito pubblico mediante una revisione degli interessi e delle scadenze promessi al momento dell'emissione di un titolo di Stato. Insomma, se un paese ha problemi a ripagare il proprio debito, pagano gli investitori! Vediamo una breve lista delle potenzialità delle clausole Cac, rimandandovi all'articolo linkato per approfondimenti sul tema:

  • Il Tesoro può posticipare la data del rimborso di un titolo
  • Il pagamento dell'interesse promesso dalle cedole può essere rinviato
  • Si possono decurtare i pagamenti delle cedole e rimborsi
  • Il metodo per il calcolo dei pagamenti può essere cambiato in modo arbitrario
  • La valuta di pagamento può essere diversa da quella dell'acquisto del titolo al momento dell'emissione

Bene, prima di analizzare quali sono i vari Titoli di Stato vediamo una breve carrellata di come viene calcolata la tassazione a cui sono sottoposti i rendimenti realizzati con l'acquisto delle emissioni del Tesoro che alimentano il nostro debito pubblico.

Tassazione

Come si pagano le tasse per il 2023 sui Titoli di Stato italiani? La risposta è relativamente facile, ma vanno fatti alcuni distinguo. I vari BtP, Bot e compagnia sono soggetti ad una diversa tassazione a seconda della tipologia di reddito prodotto e del soggetto sottoscrittore. Schematizziamo velocemente la cosa.

Tipologia di reddito

  • Interessi
  • I rendimenti delle cedole.

  • Plusvalenze
  • Per plusvalenza si intende la differenza tra il prezzo d'acquisto del titolo, al momento dell'emissione, e il valore di rimborso.

Sottoscrittore

  • Persona fisica
  • La tassazione prevede un'imposta sostitutiva con aliquota al 12,50% che si applica sia sugli interessi cedolari che sulle plusvalenze. Nel caso in cui non sia presente una cedola, come nel caso dei BoT e dei CtZ, per interesse si intende la differenza, naturalmente positiva, tra valore d'acquisto e valore di rimborso. Il pagamento dell'imposta sostitutiva avviene direttamente alla fonte. In pratica l'intermediario finanziario a cui ci appoggiamo nell'acquisto di titoli di Stato applica la ritenuta alla fonte ed al contribuente, cioè all'investitore, non è richiesto nessun onere aggiuntivo. Ricordiamo che i guadagni derivanti da titoli di Stato non vanno indicati nella dichiarazione dei redditi, come è ovvio, in quanto la tassazione, come abbiamo detto, avviene alla fonte. Per quanto riguarda i soggetti residenti all'estero, in questo caso non è prevista nessuna tassazione (ma bisogna essere residenti in un paese inserito nella "white list").

  • Impresa commerciale
  • In questo caso non esiste nessuna ritenuta alla fonte, quindi i redditi derivanti da un titolo di Stato, sia gli interessi che le plusvalenze, sono considerati "componenti positive del Conto Economico" e seguiranno il normale iter di tassazione. In pratica entreranno a far parte della base imponibile da assoggettare ad imposte.

Le varie tipologie di Titoli di Stato

Bene, a questo punto possiamo passare a vedere quali sono i vari tipi di titoli emessi dal Tesoro. Sulla base delle loro caratteristiche il lettore potrà farsi una sua idea su quali sia più conveniente investire, insomma, quali conviene acquistare di più, a seconda delle sue esigenze specifiche, naturalmente. Come è banale, i rendimenti maggiori si ottengono con i titoli pluriennali, che pagano naturalmente gli interessi maggiori, mentre quelli a breve termine, parleremo subito dei BoT, possono rappresentare un ottimo strumento di difesa del proprio capitale dall'inflazione e presentano un fattore di rischio, parliamo di insolvenza dell'emittente, praticamente nullo.

BoT

Questo Titolo di Stato a breve termine non prevede una cedola, vale a dire non paga di per sé un interesse (quindi viene detto zero coupon), ma il guadagno dell'investitore viene dalla differenza tra il prezzo d'acquisto al momento dell'asta e il valore nominale pagato dal Tesoro alla scadenza. Negli ultimi anni il BoT ha perso mordente, visto il rendimento netto veramente molto basso. Rispetto agli anni passati nel breve periodo convinciamo di più e di conseguenza l'interesse lordo è addirittura negativo. Insomma, non parliamo certo di uno dei Titoli di Stato più redditizi.
Il rischio, infatti, è praticamente nullo. Nella sostanza si può certamente definire il Bot il Titolo di Stato più sicuro. Il consiglio è di seguire strettamente le aste e verificare che l'interesse netto si avvicini almeno al valore dell'inflazione per spenderci sopra qualche soldino. Le previsioni degli analisti prevedono comunque una generale diminuzioni degli interessi e quindi dei rendimenti netti di questo titolo di Stato a breve termine. Insomma, quotazioni al ribasso.

Btp

I Buoni del Tesoro Poliennali prevedono scadenze a medio e lungo termine (3, 5, 7, 10, 15 e 30 anni). Sono caratterizzati da una cedola che garantisce all'investitore un tasso di interesse fisso e, in genere, con cadenza semestrale. Possono essere sottroscritti per un valore nominale minimo di 1.000 euro, oppure un multiplo di quest'ultimo. Vediamo quali sono gli aspetti più o meno convenienti nell'acquisto di un Btp.

  • Ottima liquidità
  • Anche i Btp, naturalmente, possono essere trattati sul mercato secondario, in questo caso il Mot, il mercato telematico delle obbligazioni e dei titoli di Stato. Gli investitori istituzionali possono contrattare Btp anche sul mercato non regolamentato (OTC, Over the Counter), ma solo per operazioni superiori a 2,5 milioni di euro.

  • Tasso fisso
  • I Btp garantiscono un rendimento cedolare costante, tra l'altro, come abbiamo detto precedentemente, in genere semestrale, e con un tasso di interesse fisso.

  • Il rischio
  • Il Btp, soprattutto a lunga scadenza, risente di un problema di volatilità del prezzo sul mercato. Essendo le cedole fisse, se i tassi di mercato aumentano il prezzo del Btp dovrà diminuire, quindi il titolo vedrà decrescere la sua quotazione. Insomma, il Btp può essere certo trattato sul mercato secondario, quindi venduto se si ha bisogno di liquidità, ma la strategia giusta è quella di conservarlo fino alla sua scadenza naturale, dove si riceverà certamente un rimborso pari al valore nominale, vale a dire al prezzo d'acquisto. Raramente si guadagna qualcosa rivendendolo, parliamo soprattutto dei titoli a lunga scadenza.

  • I Btp convengono, eccome
  • Parliamo dei Btp a medio termine, vale a dire 3, 5 e anche 7 anni. Se valutiamo gli interessi pagati dal Tesoro, in media ben più elevati dell'inflazione, ma anche di tante obbligazioni presenti sul mercato, la liquidità realizzabile al volo, senza il rischio di un eccessivo deprezzamento del titolo come invece è possibile sulle lunghe scadenze, ed il fatto che si tratta pur sempre di titoli emessi da un paese e non da un privato, alla domanda: conviene investire in Btp? La risposta non può che essere: certamente si! I Buoni del Tesoro Poliennali garantiscono un flusso di rendimento costante, fisso e garantito. Il pericolo di insolvenza dell'emittente, soprattutto nel medio termine, è decisamente ai minimi termini, nonostante il periodo particolarmente difficile, e alla scadenza si ha la certezza del rimborso totale del prezzo pagato all'acquisto. Dal punto di vista del piccolo risparmiatore il Btp è certamente uno tra i migliori titoli di Stato su cui investire nel 2023. Il guadagno è ottimo, i rischi sono bassi e il rimborso è veloce.

Btp Italia

Lanciato dal Governo Monti, il Btp Italia è pensato principalmente per la clientela retail ed è il primo Titolo di Stato gestibile interamente online. Il taglio minimo di 1.000 euro e l'indicizzazione all'inflazione italiana non fanno altro che confermare come il suo target principale sia proprio il piccolo risparmiatore, infatti non viene emesso mediante il meccanismo dell'asta, come gli altri Titoli di Stato, ma venduto direttamente sul Mot. Per chi volesse approfondire l'argomento consigliamo il nostro articolo sul funzionamento dei Btp Italia, comunque riassumiamone le caratteristiche principali:

  • Può essere acquistato con un qualsiasi servizio di home banking
  • È legato all'inflazione italiana
  • Durata di 4, 6 e 8 anni
  • Rendimento minimo garantito
  • Cedole semestrali rivalutate in base all'inflazione
  • Rimborso del capitale investito garantito (anche in caso di deflazione)
  • Premio fedeltà per chi lo conserva fino a scadenza
  • Nessuna commissione bancaria

Btp Futura

L'obiettivo dei BTP Futura è quello di spingere il piccolo risparmiatore italiano all'acquisto di un titolo che è fondamentalmente una scommessa sulla crescita del paese nei prossimi anni. Da qui la scelta del nome. Il Btp Futura mette a disposizione un premio fedeltà ed ha una durata della cedola di medio periodo. Se si ha fiducia nella capacità del nostro paese di crescere nei prossimi anni, può essere una buona opportunità di guadagno. Il titolo è disponibile solo per il mercato retail.

Cct

Prevedono una durata di 7 anni, tasso variabile e cedole semestrali, la cui resa è strettamente legata ai BoT a sei mesi con l'aggiunta di una maggiorazione, uno spread che dal 1996 vale 15 punti base. Anche in questo caso il rimborso avviene alla scadenza per l'intero valore nominale del titolo. Dal 2010 esistono anche i CctEu, che invece sono legati all'Euribor a 6 mesi, con la maggiorazione di uno spread che va dallo 0.6 per le emissioni sul breve termine all'1.0 per il lungo termine. Attualmente il rendimento è piuttosto buono, in forte crescita rispetto alle aste degli ultimi mesi. Insomma, dal punto di vista del piccolo risparmiatore il Cct può essere considerato un titolo di Stato ad alto rendimento, ma senza il vantaggio del tasso fisso garantito dal Bot. Alla domanda quindi: mi conviene comprare Cct? E quando? La risposta è tanto semplice quanto banale. In un momento in cui lo spread sul nostro debito pubblico sale, i Cct possono essere veramente molto redditizi, ma il calcolo del loro rendimento, tra il tasso variabile e lo spread aggiuntivo, non è così immediato come magari il piccolo investitore vorrebbe. Insomma, questo titolo di Stato può regalare ottimi rendimenti, ma a condizione di seguire con attenzione l'andamento di mercato, di acquistare nel momento giusto e di affidarsi, per un settennato, ad interessi che variano nel tempo.

BtpEuroi

Qui parliamo dei Buoni poliennali del Tesoro indicizzati all'inflazione europea. Il funzionamento è piuttosto semplice: il capitale che viene rimborsato al momento della scadenza corrisponde al valore nominale moltiplicato per un coefficiente di indicizzazione calcolato il giorno del rimborso e che dipende dall'inflazione europea. Le cedole sono annuali, ma vengono pagate semestralmente. Questo significa che se l'interesse generato è del 5%, per esempio, verranno pagate ogni 6 mesi due cedole con un rendimento del 2,5%. In più, se nel periodo di emissione i prezzi calano, cioè si registra una deflazione, al momento del rimborso il valore liquidato non potrà comunque essere inferiore a quello nominale, cioè quello pagato. I BtpEuroi sono stati pensati per proteggere dall'aumento del livello dei prezzi, cioè dalla perdita di valore dovuta all'inflazione. Ovviamente il discorso della protezione va fatto valutando l'inflazione nazionale rispetto a quella continentale. Questo significa che, se il tasso italiano è superiore a quello euro, la protezione offerta si riduce.
Le scadenze sono a 5, 10, 15 e 30 anni e le aste si tengono in genere mensilmente, nell'ultima settimana del mese. Questo titolo è per gli amanti delle cose rischiose, ma se comprato nel momento giusto può regalare rendimenti anche importanti. Insomma, il BtpEuroi può essere molto redditizio.

Ctz

Certificati del Tesoro zero coupon. Parliamo di titoli a 2 anni senza cedola, quindi il guadagno è stabilito sulla base dello scarto tra il valore nominale al momento del rimborso e il prezzo che aveva al momento dell'acquisto. Nella sostanza una sorta di Bot a medio termine. Va da se che non sono previsti ricavi durante il periodo di emissione, ma solo dopo due anni dall'acquisto, tranne che non si scelga di venderlo sul mercato secondario, chiaramente in un momento in cui si riesce a generare una plusvalenza.
Bisogna considerare il fatto che su questo prodotto non incide solo la garanzia o meno che da l'emittente, ma anche l'andamento dei tassi di mercato. Questa caratteristica lo rende difficilmente vantaggioso sul mercato secondario, dove non a caso le vendite avvengono generalmente solo in caso di bisogno di liquidità imminente. Insomma, il Ctz può essere una buona soluzione se si vuole realizzare un guadagno sostanzioso, ma solo se si è disposti ad aspettare 2 anni per incassare il rendimento netto.

Domande e risposte

Bene, abbiamo visto una panoramica delle varie tipologie di titoli di Stato italiani presenti sul mercato. Il nostro obiettivo era quello di dare al lettore delle informazioni, necessariamente generali, per decidere quali sono i migliori Titoli di Stato su cui investire, quali quelli più redditizi ed anche con un margine di rischio minore rispetto alle normali obbligazioni private presenti sul mercato. Naturalmente, considerando le esigenze del piccolo risparmiatore, certo diverse dagli investitori istituzionali, e con la considerazione che le variabili in gioco sono tante e mutevoli nel tempo: lo spread sul nostro debito pubblico, l'andamento dell'economia nazionale, la fiducia che i mercati nutrono nei nostri confronti in un momento piuttosto che in un altro. Per completezza di informazione vediamo una serie di domande e risposte che sintetizzano le informazioni date in precedenza con in più qualche precisazione.

  • Da chi vengono emessi i titoli di Stato
  • Dal Tesoro. Servono a finanziare la spesa corrente, a coprire il deficit e a rinnovare le cedole del debito pubblico in scadenza. Le emissioni avvengono mediante un asta dove, generalmente, viene deciso il rendimento pagato mediante cedole, tranne nel caso dei Bot e del Ctz, liquidate di solito con cadenza semestrale.

  • Come si acquistano e dove si comprano
  • Si possono comprare in fase d'asta, vale a dire al momento dell'emissione, mediante richiesta alla propria banca o ad un intermediario finanziario, oppure sul mercato secondario. In questo caso si pagherà un prezzo equivalente alla quotazione del momento, che può essere naturalmente maggiore o minore rispetto al prezzo nominale, quello al momento dell'emissione.

  • Quali sono i titoli di Stato migliori su cui investire
  • Non è possibile dare una risposta univoca a questa domanda. Se guardiamo le cose dal punto di vista del piccolo risparmiatore, l'obiettivo del nostro articolo, l'investimento più redditizio e conveniente è, a nostro parere, quello sui Btp. I Buoni del Tesoro Poliennali presentano, infatti, una serie di caratteristiche generalmente convenienti dal punto di vista del piccolo investitore. Si possono scegliere scadenze differenziate, da medio a lungo termine, pagano un interesse fisso, quindi garantiscono un rendimento costante, a cadenza semestrale, ed in fin dei conti si possono considerare molto sicuri. Parliamo pur sempre di titoli emessi da uno Stato. Il rischio di insolvenza dell'emittente è veramente molto basso. Quindi la risposta alla domanda quali sono i titoli di Stato più convenienti è, a nostro parere, i Btp, i Buoni del Tesoro Pluriennali, compresi naturalmente anche i Btp Italia.

  • Sono garantiti?
  • No. La garanzia, se vogliamo, è insita nella sicurezza che dà l'emittente, in questo caso lo Stato. Certo, anche i paesi possono fare default, ma se parliamo di una grande economia come quella italiana, l'ipotesi fallimento è veramente remota. Possiamo considerare quindi i titoli di Stato italiani, soprattutto quelli a breve e media scadenza, molto sicuri. In più, come abbiamo detto in precedenza, Btp Italia garantisce alla scadenza la restituzione dell'intero capitale investito al momento dell'acquisto anche in caso di deflazione perdurante, vale a dire di un valore negativo dell'inflazione.

  • Quando conviene comprare
  • La risposta a questa domanda è molto semplice: quando non conviene al cittadino italiano! Spieghiamo meglio. L'interesse pagato dallo Stato su un Btp, per esempio, ma il discorso vale per tutti i titoli, dipende strettamente dal famoso spread sul nostro debito pubblico. Tutti ricordiamo l'impennata del differenziale rispetto agli equivalenti tedeschi (questo è lo spread sul debito pubblico), nel 2011, negli ultimi mesi del Governo Berlusconi. Bene, in quella situazione il Tesoro ha dovuto promettere interessi altissimi, che naturalmente abbiamo pagato, paghiamo e pagheremo noi tutti come cittadini italiani. Chi ha acquistato in quel periodo, invece, ha fatto un grande affare ed adesso incassa rendimenti veramente molto alti.

  • Perchè le banche comprano titoli di Stato
  • Dipende. Un tempo i vari Bot, Btp e soci erano considerati "assolutamente sicuri", praticamente a rischio zero. Per una banca avere "in pancia", come si dice in termine tecnico, crediti certamente esigibili rappresentava di conseguenza una garanzia molto valida di essere debitori affidabili, per esempio nei confronti delle proprie obbligazioni. Oggi la situazione è un po' cambiata, anche perchè la quota di debito pubblico acquistata dalle banche ha superato una soglia considerata di sicurezza e quindi le autorità finanziarie europee, parliamo soprattutto della BCE, spingono perchè gli istituti si liberino di un po' di una quota del debito pubblico posseduto. Un altra ragione che spinge gli istituti di credito all'acquisto è quella, definiamola così, patriottica.

  • Bail-in e prelievo forzoso
  • I Titoli di Stato sono esclusi dal Bail-in, il sistema che prevede una partecipazione di investitori e correntisti alle perdite della propria banca nel caso in cui quest'ultima vada incontro ad un default, eventualità comunque remota va detto, come dimostra la vicenda Mps. Lo Stato difficilmente fa fallire una banca, con il rischio dell'avvio di un problema sistemico certo ben più grave dei capitali investiti per evitare il fallimento di un istituto bancario. La ragione per cui i Titoli di Stato sono esclusi dal Bail-in è che sono "beni di terzi" e non crediti nei confronti dell'istituto in default. A questo proposito vi invitiamo alla lettura del nostro articolo sul bail-in bancario, dove spieghiamo cos'è e come funziona la procedura per il salvataggio delle banche in dissesto, la gerarchia degli strumenti finanziari coinvolti dalla normativa europea sul bail in, i titoli esclusi, compresa la soglia limite dei 100.000 euro e come viene applicata, oltre alla lista delle banche italiane più a rischio bail-in e quelle considerate più sicure. Aggiungiamo anche il nostro articolo su come capire se una banca è solida, così completiamo il discorso.

  • Sono pignorabili?
  • Rispondere alla domanda se i titoli di Stato possono essere pignorati è veramente difficile, perchè la verità è che certezze non ce ne sono.

  • Sono obbligazioni?
  • Certo. L'unica differenza con le normali obbligazioni è che l'emittente non è un organismo privato ma lo Stato.

  • Vanno inseriti nella dichiarazione di successione?
  • I titoli di Stato, come anche i buoni postali, sono esenti dal pagamento dell'imposta di successione in quanto non rientrano nell'asse ereditario. Dal punto di vista fiscale, non rientrando nell'attivo ereditario, non vanno dichiarati.

  • I buoni fruttiferi sono Titoli di Stato?
  • No, sono un prodotto di investimento finanziario di Poste italiane.

  • Quali sono i Titoli di Stato senza cedola
  • I cosiddetti zero coupon sono i Bot e i Ctz.

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