Titoli bancari - Vendere o comprare

Come sappiamo le nostre banche possiedono in portafoglio una grande quantità di debito pubblico nazionale. Questo genera una diretta dipendenza, agli occhi dei mercati, degli istituti di credito dalla condizione dello Stato italiano e quindi, ogni volta che lo spread tra noi e la Germania sale, le loro azioni scendono di valore. Insomma, per le logiche del mercato c'è una relazione inversamente proporzionale tra le condizioni delle finanze pubbliche ed il valore dei titoli dei nostri istituti bancari.

Vendere o comprare titoli di banche

Quali sono i titoli bancari più a rischio e quelli su cui conviene investire? Prima di dare uno sguardo al Fondo Atlante e all'andamento delle quotazioni delle azioni bancarie più importanti e significative nel nostro paese, vediamo come ci dobbiamo muovere in generale, a seconda delle azioni messe in atto dai nostri istituti.

Se c'è un aumento di capitale?

In questo caso ogni azionista riceve un certo numero di diritti di opzione, che può esercitare o rivendere sul mercato. Le dinamiche del mercato ad un evento di questo tipo non seguono di per sé una logica precisa e dipendono da tanti fattori. Quindi il prezzo delle azioni non deve per forza salire, altrimenti le cose vanno male, come può essere portato a pensare qualcuno. Quindi anche quì il consiglio è di avere pazienza. Se volete liberarvi dei vostri titoli bancari fatelo sempre al momento giusto, mai sull'onda delle emozioni, o perderete solo soldi. Leggete, informatevi, seguite l'andamento delle cose, guardate cosa fanno i grandi investitori, confrontate le previsioni di diversi analisti del settore, anche stranieri. Al momento giusto, se volete realizzare, vendete. Se invece siete un investitore che vuole puntare proprio sul fattore incertezza, aspettate il momento più favorevole e comprate, ma puntando a realizzare un utile sul medio e lungo termine. Questo è un periodo di aggregazioni bancarie, di cessioni e aumenti di capitale, comprare azioni nel momento di maggior debolezza e, con coraggio, conservarle per il futuro, anche non a lunghissimo termine, può regalare veramente belle soddisfazioni.

Conviene vendere quando la borsa scende?

La scelta della vendita di un titolo bancario, o dell'acquisto indovinando i tempi giusti, può fare veramente la differenza. Insomma chi è capace e ha sangue freddo può fare soldini importanti, se si muove nel modo giusto. Se proprio si vuole vendere, bisogna considerare la quota di perdita che si è disposti ad accettare. Nel caso di un piccolo risparmiatore, come sappiamo, possedere all'interno del proprio portafoglio una quota di azioni bancarie superiore al 20-25% è piuttosto pericoloso, a meno che del pericolo non si faccia il proprio mestiere! Questo significa che, nel caso in cui la quota sia ristretta al di sotto della soglia del 20% e vogliamo proprio liberarci dei titoli che consideriamo a rischio, una perdita del 10% sul totale del nostro investimento può essere accettabile, ma ovviamente dipende dalle esigenze di ognuno. L'ideale è approfittare dei rimbalzi in borsa per liberarsi gradualmente dei titoli bancari in salita e aspettare invece per gli altri. Seguendo questa logica si può tranquillamente limitare il danno. Del resto c'è chi sfrutta i rimbalzi, anche giornalieri, per fare profitto, incamerando interessi anche molto importanti! Basta solo un po' di attenzione e intervenire in tempo reale e il gioco è fatto.

Acquistare titoli bancari in questo momento?

La risposta a questa domanda non è facile, anche se precedentemente abbiamo già fatto alcune considerazioni al riguardo. Certo, le banche, a partire da quelle nostrane, sono senza dubbio sottostimate rispetto al loro reale valore, e quindi comprarne i titoli presenti sul mercato potrebbe generare un notevole profitto, in quanto il prezzo delle loro azioni è senza dubbio sottostimato, e di conseguenza i loro titoli, sottovalutati, seguendo questa logica, possono regalare ottimi rendimenti. C'è da considerare però che, essendo piene di titoli del debito pubblico nazionale, la quotazione al ribasso delle nostre banche potrebbe durare anche molto tempo.

Il Fondo Atlante

A protezione degli istituti in difficoltà

Vediamo, in sintesi, cos'è e come funziona il Fondo Atlante, che altro non è che un fondo di investimento alternativo. In breve, l'intenzione dei partecipanti a questa iniziativa è quella di aiutare le banche che possono aver bisogno di un aumento di capitale, ma anche di sostenerle nella gestione dei tanti crediti in sofferenza del settore, che si possono così deconsolidare dai bilanci. Della dotazione di circa 5, 6 miliardi il 70% è destinato agli aumenti di capitale, il 30% alla gestione dei crediti in difficoltà. Prima di procedere, vi consigliamo la lettura del nostro articolo su come capire se una banca è solida, dove troverete l'elenco di tutti i parametri a disposizione di investitori, risparmiatori e correntisti per capire quanto è affidabile un istituto di credito. Riassumiamo un attimo quelle che sono le caratteristiche più importanti del Fondo Atlante.

A cosa serve

  • Gestione aumenti di capitale come richiesto dall'Autorità di Vigilanza per le banche in difficoltà.
  • Rilevamento di crediti in sofferenza.

Finanziatori

Vediamo da chi è composto il Fondo Atlante, insomma, chi partecipa a questa iniziativa.

  • Cassa Depositi e Prestiti (CDP).
  • A questo proposito, vi consigliamo la lettura, se siete imprenditori alla ricerca di liquidità per la vostra impresa, del nostro articolo sui finanziamenti CDP, dove troverete le caratteristiche e i requisiti per accedere a tutta una serie di prestiti agevolati, anche con garanzia pubblica. Non solo, sono previsti finanziamenti mirati all'innovazione e all'acquisto di beni strumentali, come macchinari e tecnologie digitali. I finanziamenti CDP sono destinati ad imprese di dimensioni diverse, comprese start-up e piccole e medie imprese, le cosiddette PMI.

  • Fondazioni bancarie.
  • Grandi istituti italiani.
  • Investitori vari (soprattutto assicurazioni ed enti previdenziali).

Altro

Naturalmente il Fondo Atlante prevede un regolamento apposito ed anche un rendimento per soci ed azionisti partecipanti.

  • Il Governo ha agevolato l'iniziativa con una serie di norme apposite.
  • L'Unione Europea attenziona il Fondo per evitare che ci siano aiuti di Stato.
  • E' stato stimato un rendimento del 6% annuo.

Il bail-in in agguato

Naturalmente, come sapranno molti investitori, c'è da considerare anche il rischio bail-in bancario, la direttiva della Comunità Europea, diventata esecutiva ormai da qualche anno, che impone ai creditori di un istituto di credito a rischio dissesto finanziario di partecipare al suo salvataggio. La normativa prevede una gerarchia di intervento, con gli azionisti che sono da considerare in prima linea quando parliamo di pericolo perdita del proprio patrimonio, in quanto sono i primi a dover pagare un prezzo, seguiti subito dopo da obbligazionisti, possessori di conto deposito e addirittura correntisti (ma solo per la quota oltre i 100.000 euro). Certo, è difficile pensare che si possa arrivare ad una soluzione del genere, che provocherebbe il panico tra i risparmiatori. Nell'articolo linkato in precedenza spieghiamo come funziona la procedura di bail-in e quali sono gli strumenti finanziari esclusi. Inoltre, elenchiamo anche le banche a rischio bail-in e quelle da considerare sicure. Più avanti si vedrà.

Previsioni e quotazioni titoli bancari italiani

Il debito pubblico è sempre un problema che ci assilla ed è destinato ad aumentare. Non sorprende vedere un andamento dell'indice FtseMib di questo tipo:

Andamento dell'indice ftseMIB

L'indice FtseMib fa capire tante cose

Vediamo di dare una logica al grafico di cui sopra. Nell'ultima parte possiamo notare un vero e proprio crollo, in netto contrasto con l'andamento positivo registrato nelle settimane precedenti, frutto soprattutto del fondo statale di 20 miliardi messo in campo dallo Stato. Insomma, sono i titoli bancari che determinano lo stato delle cose in Italia in questo momento e ci piaccia o meno è così. I timori attorno ai nostri istituti si sono fatti più forti negli ultimi tempi e l'andamento dell'indice azionario della Borsa italiana, diciamo così, ci sbatte in faccia il problema. Bene, dopo le considerazioni precedenti sull'atteggiamento generale che ci conviene tenere vediamo quali sono gli andamenti delle quotazioni dei titoli di alcuni degli istituti più importanti e significativi del nostro paese. Naturalmente questa non vuole essere né una lista dei migliori titoli bancari su cui conviene investire né tantomento un elenco dei cattivi da vendere all'istante, ma solo una sintesi della situazione di alcuni dei nostri player più importanti del settore ed uno spunto per i nostri investimenti. Considerate che i grafici possono essere di qualche anno fa, ma le valutazioni su ogni istituto bancario rispettano la situazione attuale.

Unicredit (ISIN: IT0005239360)

Come possiamo vedere dall'andamento del grafico sottostante, le cose per quello che è un vero e proprio colosso del sistema bancario italiano, non vanno nel migliore dei modi. Certo, vanno fatte una serie di considerazioni. Il 7 luglio del 2016 il valore delle azioni Unicredit ha toccato il livello più basso dal massimo del 2007 (1,7030 contro 65,05), uno schianto che ha portato ad un deprezzamento del titolo del 97,38%. Da quì la necessità di passare ad una pesante ricapitalizzazione, attraverso tutta una serie di cessioni, che certo stanno migliorando lo stato delle cose, infatti come vediamo nel grafico l'andamento della quotazione del titolo Unicredit ha mostrato una risalita nel 2017, ma che rischia anche di minarne la forza sul mercato. Insomma, il momento potrebbe essere propizio, dal punto di vista dell'investitore che cerca un punto di ingresso favorevole, ma anche rischioso sul lungo termine.

Le quotazioni di Unicredit sono in leggera risalita.

Mediobanca (ISIN: IT0000062957)

Le manovre attorno a Generali fanno bene a Mediobanca, che ha guadagnato 700 milioni di capitalizzazione, frutto però, come riportano molti rumors, anche di una certa attività speculativa, soprattutto nel medio periodo.

Le quotazioni di Mediobanca ISIN: IT0000062957.

Intesa Sanpaolo (ISIN: IT0000072618)

Osservando il grafico sottostante vediamo una lenta ma costante ripresa del titolo Intesa Sanpaolo a partire da luglio dello scorso anno, con un bel balzo in avanti nei mesi successivi. Le previsioni a breve termine sono veramente di difficile realizzazione. La vicenda Generali è tutta in divenire ed è su questo, e sullo scontro con Mediobanca, che si decide il futuro di Intesa, almeno nel medio periodo. Tra l'altro, non è ancora chiaro se le mire di Intesa Sanpaolo su Generali sono mirate a salvaguardarne l'italianità, come sbandierato negli ultimi giorni, oppure se dietro quello che è il primo gruppo bancario italiano per capitalizzazione è presente qualche importante player straniero.

Il titolo Intesa Sanpaolo in ripresa da luglio.

BPER (ISIN: IT0000066123)

L'ex Banca Popolare dell'Emilia Romagna mostra un andamento positivo delle proprie quotazioni che va avanti ormai da metà del 2016, con un forte rialzo nelle ultime settimane. Forse comprare adesso è un po' troppo rischioso, meglio aspettare che la situazione si consolidi un po' per poi passare all'azione.

Quotazioni in forte rialzo nel primo trimestre dell'anno.

Banco BPM (ISIN: IT0005218380)

Il terzo gruppo italiano, dopo Intesa Sanpaolo e Unicredit, nato dalla fusione tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano. Di pochi giorni fa la notizia che l'istituto è pronto alla cessione di Aletti Gestielle SGR. L'agenzia Reurters ha riportato anche la notizia del mandato a Barclays per la valutazione del business dell'asset manager. Insomma, lavori in corso. Fare previsioni sull'andamento futuro di Banco BPM è oggettivamente difficile, anche se noi ci sentiamo di essere piuttosto fiduciosi. Il nostro sistema ha bisogno di aggregazioni che fanno nascere istituti capaci di competere sul mercato con i colossi già presenti e questa operazione da l'idea di essere portata avanti con alla base un progetto per il futuro e non il solito improvvisare nazionale a cui siamo abituati nel nostro paese.

Sale e scende ma l'andamento è positivo.

Fineco (ISIN: IT0000072170)

Dopo un inizio 2016 piuttosto difficile, le quotazioni di Fineco si sono assestate a metà anno per poi cedere improvvisamente ad inizio ottobre e a dicembre. Il 2017 è però cominciato con il sorriso per la banca diretta multicanale del gruppo Unicredit, anche se le notizie relative all'anno passato parlano di una raccolta di 5,04 miliardi di euro, in contrazione dell'8% rispetto al 2015.

La ripresa dopo un ultimo trimestre dell'anno passato in discesa.

Considerazioni finali

Insomma, alla fine di questo articolo non possiamo non rispondere alla domanda che sicuramente, più di tutte, il lettore si pone: conviene investire in titoli bancari? In effetti, per rispondere a questa domanda è necessaria una premessa.

Le difficoltà ci sono

Certo, il nostro sistema bancario vive un momento difficile, aggravato ancora di più da due fattori.

  • I guai
  • Lo Stato italiano è costretto continuamente ad incrementare il suo debito pubblico, con le nostre banche particolarmente esposte e la sfiducia dei paesi del nord Europa nei confronti della capacità dell'Italia di sostenere un incremento importante dell'indebitamento. Automaticamente, il nostro sistema bancario soffre una mancanza di fiducia del mercato, a parere di chi scrive immotivata, ma comunque esistente. Punto.

  • La solita inefficienza della politica
  • Cambiano i governi e, poco, i parlamenti, ma il risultato è sempre lo stesso: crescita nulla o quasi e problemi irrisolti. L'incapacità della politica di risolvere i nodi che bloccano lo sviluppo del paese è veramente straordinaria.

Ma il paese c'è

Gli italiani, nell'insieme, i soldi ce li hanno, eccome, ma non spendono. La paura e la sfiducia nella politica portano a risparmiare, a mettere da parte. Certo, i consumi, già in calo da tanti anni, ne risentono eccome, ma i depositi bancari in crescita dimostrano che il paese ha capitale privato in abbondanza, qualcosa su cui può sempre contare.

C'è anche tanta esagerazione

Va bene che le nostre banche non sono messe benissimo, ma se andiamo a guardare bene le cose non è che gli altri siano messi benissimo, anzi! La verità è che in Europa è stato imposto il mondo all'incontrario, quello dove i titoli di Stato sono più pericolosi dei derivati, di cui, non a caso, sono stracolme le banche tedesche, così come quelle francesi. In effetti, la situazione dei nostri istituti non è peggiore di quelli tedeschi e francesi, anzi, ma tant'è, il mercato vive di tutta una serie di fattori, da quelli psicologici, le notizie sui giornali pesano, alla speculazione sempre presente.

Per noi conviene

La nostra personalissima opinione è che investire sui titoli bancari italiani ha la sua convenienza. Se non ci si fa prendere dalla paura, sul medio-lungo periodo la situazione non può che migliorare. Dopo tutto il nostro paese è molto più solido di quanto molti credano.

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