L'investimento in debito pubblico africano

Se ne parla poco, ma nel corso degli ultimi anni c'è stata una notevole crescita di risorse confluite verso il continente africano. Del resto basta dare un'occhiata ai dati elaborati dalle principali agenzie al mondo, e riportati anche dal Wall Street Journal in un recente articolo. Nei soli primi due quadrimestri dell'anno in corso i fondi che operano nei paesi del terzo mondo hanno visto un incremento dell'afflusso di capitali del 15% annuo. Insomma, per un numero sempre maggiore di attori attratti da interessi sul debito degli Stati inimmaginabili in occidente, l'Africa è già da tempo un grande business. Il discorso semmai è un altro, almeno a nostro parere: ma investire in Africa è sicuro?

Il debito pubblico africano è rischioso?

Beh, a domandone come questa è sempre difficile rispondere, anche se certo, il debito pubblico africano dei rischi li comporta, ma meno di quanto si potrebbe pensare e questo fattore comporta un rendimento dei titoli del debito pubblico di paesi africani decisamente maggiore rispetto al rischio reale. Comunque, il modo migliore per capire quale può essere il fattore di rischio dell'investimento sul debito pubblico dei paesi africani è quello di avere le idee chiare. Quindi diamo un'occhiata alla situazione e vediamo di capirci qualcosa. (Se vi può interessare vi consigliamo di leggere questi due articoli: il primo è sui CDS, i cosiddetti Credit Default Swap, molto utili per capire il grado di rischio di un titolo obbligazionario. Il secondo articolo è quello sui bond sovrani, le obbligazioni emesse da paesi emergenti, come quelli africani, che pagano interessi molto elevati. Nell'articolo in oggetto spieghiamo come funzionano questi bond e cosa sono le obbligazioni sinkable e callable).

Nessun rischio CACS

Prima di passare a vedere quali sono i titoli del debito di paesi africani più convenienti, facciamo una breve considerazione sul vantaggio di investire in emissioni esenti dalle famose e ormai famigerate clausole Cac, che gravano su alcuni Titoli di Stato italiani, ma non ovviamente su quelli africani. Si tratta, per decisione delle autorità finanziarie della Comunità Europea, della possibilità di vedersi ricontrattare le modalità di pagamento degli interessi e della restituzione del capitale investito nel caso in cui ci siano gravi ragioni di finanza pubblica. Difficilmente però, va detto, una misura di questo tipo verrebbe messa in atto, quindi non abbiate paura ad acquistare Bot, Btp e simili. Si tratta comunque di un meccanismo simile al bail-in bancario, una procedura per il salvataggio delle banche a rischio default che può coinvolgere addirittura anche i correntisti, come spieghiamo nell'articolo linkato. Insomma, investire in titoli del debito pubblico di paesi africani è certamente conveniente dal punto di vista degli interessi che si riescono a realizzare, ma esenta anche da procedure di salvataggio degli Stati e delle banche che vanno considerate come un vantaggio aggiuntivo.

Pericoli e prospettive positive

Come abbiamo detto il contesto che sembra attrarre maggiormente gli investitori sembra essere l'emissione di debito pubblico, un contesto considerato ad altissimo rischio solo fino a pochissimi anni fa e quindi riservato prevalentemente ad obiettivi prettamente speculativi. Insomma, soggetti istituzionali che nelle loro diversificazioni inseriscono anche una quota di prodotti molto redditizi certo, ma ad altissimo rischio di insolvenza e il continente africano, soprattutto a causa di una cronica e storica instabilità politica, ha sempre rappresentato un fattore di grandissimo pericolo.

Il caso Zambia

Ma le cose cominciano a cambiare. Basta guardare cosa è successo solo poche settimane fa in occasione di una maxi emissione di bond da parte dello Zambia, tra l'altro a 10 anni. Nonostante l'offerta per 750 milioni di dollari rappresentasse una parte sostanziosa del pil generato, quindi un'azione molto impegnativa da parte delle autorità, la domanda è esplosa, toccando quota 15 volte l'offerta!

Nigeria, Kenia e Ruanda

Anche se in misura decisamente minore, non è solo lo Zambia ad attirare l'attenzione. Nel mese di settembre di quest'anno la Nigeria ha emesso titoli a 5 anni che hanno incontrato una domanda 2 volte rispetto all'offerta e vari analisti già pronosticano un notevole successo delle obbligazioni che verranno emesse da Kenia e Ruanda nel corso dei prossimi 24 mesi.

Fiducia crescente

Ma quali sono le ragioni per cui, a detta di tanti, puntare sul debito pubblico africano è diventato conviente? Beh, non è difficile capirlo. Nella sostanza un insieme di fattori dominati dagli altissimi interessi che tanti paesi africani garantiscono, insieme però ad una notevole crescita della stabilità politica, sempre più diffusa. A questo si aggiungono le prospettive di crescita, trainate innanzitutto dal settore minerario, il territorio è ricchessimo infatti di materie prime preziose, ma anche dal settore agricolo. Il fabbisogno alimentare del mondo cresce e il continente africano ha ancora ampie aree non coltivate ed inoltre con un'ottima terra a disposizione.
Vediamo questa tabella con i dati relativi a quanto pagato da due dei paesi africani più interessanti, secondo gli esperti: la Nigeria e lo Zambia.

PaeseDurataRendimento gennaioRendimento ottobreRating Standard & Poor's
Nigeria5 anni15,4%13,4%B+
Zambia5 anni14,2%11,5%B+

Interessi veramente convenienti

Il confronto tra i titoli emessi da Nigeria e Zambia mette in luce due fattori, in particolare. Innanzitutto gli altissimi interessi pagati dai bond, una cosa veramente difficile da incontrare sul mercato. In secondo luogo il calo dei tassi tra gennaio e ottobre, conseguenza logica di una crescente "stima" e credibilità. E' proprio in questo mix che sta la convenienza dell'investimento in debito pubblico dei paesi africani agli occhi di tanti. L'incontro tra rendimento elevatissimo e fiducia crescente sta portando ad un vero e proprio boom.

Nigeria al top ma c'è un grande rischio

Il successo nigeriano è ampio e nell'anno passato, nonostante le difficoltà interne, è in atto uno scontro durissimo tra mussulmani e cristiani, il paese ha visto una crescita degli investimenti esteri diretti di ben il 46%. Un dato di altissimo livello determinato da un impegno concreto delle autorità locali per attrarre imprenditori, non solo nei settori della finanza e del petrolio, che sembra portare i suoi frutti nonostante le difficoltà. Certo non mancano i limiti del caso, per lo più legati a questioni infrastrutturali, ma anche alla diffusissima corruzione. Quello che è certo è che, allo stato attuale delle cose, investire nel debito pubblico africano è, in molti casi, a dir poco un'operazione conveniente.

Il debito pubblico in mani private

E veniamo al rovescio della medaglia. Negli ultimi 7 anni c'è stata una grossa novità, quando si parla di debito pubblico dei paesi africani. Rispetto al passato, quando la maggior parte delle emissioni erano nelle mani dei Governi stranieri, una quota sempre crescente del debito pubblico africano è finito in mani private. Cosa è successo esattamente? In effetti è tutto molto semplice.

Lo sconto l'hanno ottenuto

A partire dall'inizio del nuovo millennio, quindi intorno al 2.000, è partita una campagna, un po' demagogica se vogliamo, che ha spinto la maggior parte dei Governi occidentali ad attuare una ricontrattazione del debito pubblico dei paesi africani, insomma uno sconto. Ovviamente il tutto prevedeva anche di non insistere con l'acquisto di titoli emessi dagli Stati del continente nero e che cosa è successo?

Interessi altissimi ai privati

Quello che è successo è che i Governi dei paesi africani hanno continuato eccome ad emettere debito pubblico, ma questa volta si sono rivolti al mercato privato, nella sostanza banche e fondi, promettendo interessi altissimi e tempi di rimborso brevi. La situazione, però, è diventata esplosiva, a detta di numerosi analisti e delle immancabili Onlus, che adesso accusano l'Occidente di essere il solito cattivone sfruttatore.

Si rischia una crisi

E veniamo ai fatti degli ultimi anni. Sono due i fattori che mettono in difficoltà le economie dei paesi del terzo mondo: la caduta dei prezzi delle materie prime e la rivalutazione del dollaro rispetto alle altre valute. Soprattutto la caduta dei prezzi delle materie prime sta mettendo in grave difficoltà molte aziende private, ma anche statali in certi casi, che operano nel continente africano e si rischia un vero e proprio fallimento a catena che porterebbe ad una crisi di diversi Stati africani, crisi a dir poco esplosiva. Questa volta, però, il debito pubblico non sarebbe più ricontrattabile con la stessa facilità precedente. Un conto è aver a che fare con i Governi occidentali spinti da un'opinione pubblica fortemente influenzata da teorie demagogiche di Onlus e simili, un'altra è aver a che fare con banche e fondi.

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