Una delle tasse più famigerate in Italia è la TARI, acronimo di tassa sui rifiuti. È famigerata perché non sempre al pagamento di questo tributo corrisponde un servizio adeguato e tanti cittadini sono costretti a subire l'onta di pagare, anche in modo salato, per la gestione dei rifiuti urbani e poi si ritrovano sotto casa i cassonetti stracolmi di spazzatura. Vediamo cos'è la TARI, chi la deve pagare, quando si viene esentati, quali sono le scadenze di questo tributo e altre informazioni utili.
Cos'è la TARI
Si tratta del tributo destinato a finanziare i costi delle amministrazioni comunali per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. La TARI, da non confondere, come fanno alcuni, con la TASI, la tassa sui servizi indivisibili
, ormai accorpata all'Imu, è stata introdotta nel 2014 come parte integrante dell'IUC, che significa imposta unica comunale
, andando a sostituire la TARES, il tributo comunale sui rifiuti e servizi
. Nel 2019 la IUC è stata abolita, assieme alla TASI accorpata all'Imu. Va specificato che i comuni dotati di un sistema di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti al servizio pubblico, possono adottare, al posto della TARI, una tariffa con natura di corrispettivo e non tributaria come la TARI stessa.
Chi paga la TARI 2023
Fondamentalmente, per il pagamento della TARI esiste un presupposto, vale a dire il possesso, o la detenzione a qualsiasi titolo, di locali o aree scoperte suscettibili di produrre rifiuti, come stabilito dalla Legge n° 147 del 2013 (articolo 1, comma 641). Paga la TARI 2023 chiunque possieda un locale o un'area con le caratteristiche di poter produrre rifiuti e diciamo "poter" perché una sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito come non sia sufficiente non utilizzare un locale o un'area che possono produrre rifiuti per essere esentati dal pagamento della TARI. L'obbligo tributario viene, quindi, dalla potenzialità del locale a produrre rifiuti, non solo dal suo utilizzo. Il contribuente può però provare, con dati e documenti, l'inidoneità del locale a produrre rifiuti in condizioni di inutilizzabilità. In questo caso, viene esentato dal pagamento della TARI.
Arredi e utenze non permettono l'esenzione
È bene precisare che, ai fini dell'esenzione dal pagamento della TARI 2023, è necessario che non sia presente nel locale in oggetto, per esempio una seconda casa, nessun arredo e che non si sia provveduto all'allaccio di nessun tipo di utenza. In questo caso, infatti, vale il presupposto che ci sia un'utilizzazione del locale, quindi la potenziale produzione di rifiuti. Di conseguenza, affinché sia valida l'esenzione dal pagamento della TARI, devono essere assenti, contemporaneamente, sia qualunque tipo di arredo che utenze di qualunque genere. Inoltre, ai Comuni è data facoltà di aggiungere altri indici di imponibilità, purché risultino realisticamente indicativi della fruizione di un immobile. Quindi, riguardo la domanda che molti si pongono: si paga la TARI sulla seconda casa? La risposta è: si, si paga.
La TARI sulla prima casa
Nel caso in cui si sia in affitto, con un contratto che prevede una locazione superiore ai sei mesi, la TARI viene pagata dall'affittuario, cioè l'inquilino. Nel caso in cui il contratto preveda un periodo di affitto inferiore ai sei mesi, invece, a pagare la TARI 2023 è solo il proprietario di casa, non l'inquilino. È bene precisare che in caso di TARI non pagata, il Comune cercherà sempre l'inquilino, mai il proprietario di casa, che non risulta in questo caso responsabile del mancato pagamento.
Sconti e agevolazioni
Esistono, per legge, tutta una serie di agevolazioni, sconti, riduzioni ed esenzioni dal pagamento della TARI, suscettibili anche di iniziative spontanee da parte delle amministrazioni comunali, ma che comunque vanno verificate sempre presso l'ufficio tributi del proprio Comune. Rientrano tra queste agevolazioni ed esenzioni i seguenti casi:
- Abitazioni con unico occupante
- Abitazioni e locali per uso stagionale
- Soggetti che risiedono per più di sei mesi all'estero (anche solo dimora)
- Attività di prevenzione nella produzione di rifiuti (utenze con compostaggio domestico)
- Fabbricati rurali ad uso abitativo
- Mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti (TARI dovuta comunque nella misura massima del 20%)
- Zone in cui non viene effettuata la raccolta dei rifiuti (TARI comunque dovuta massimo 40%)
L'inquilino non residente
Uno degli argomenti più dibattuti su internet è se l'inquilino non residente paga la TARI 2023 o meno. Per molti la discriminante è la residenza, quindi gli stessi asseriscono che in questo caso la TARI vada pagata dal proprietario dell'immobile. In effetti, però, sul sito del Dipartimento delle Finanze viene riportata la seguente dicitura:
"La TARI è dovuta da chiunque possieda o detenga il locale o l'area e, quindi, dal soggetto utilizzatore dell'immobile [art. 1, comma 642, della legge n. 147 del 2013]"
Come vediamo, non viene fatta menzione di nessuna residenza. La legge parla chiaramente di soggetto utilizzatore
, non si parla di residenza. In effetti, non si capisce per quale ragione il padrone di casa dovrebbe pagare per la gestione dei rifiuti di un inquilino non residente, se è quest'ultimo a produrre i rifiuti. La discriminante, però, potrebbe essere l'intestatario delle utenze. In genere i tributi legati alla casa dipendono molto dalle utenze, quindi sempre meglio, dal punto di vista del proprietario di un immobile, far fare la voltura all'inquilino, se le utenze sono già attive, o farle attivare direttamente a lui.
Pertinenze
Sono assoggettate alla TARI 2023 anche le pertinenze dei locali adibiti a civile abitazione. La superficie delle pertinenze in oggetto va sommata a quella dell'alloggio per cui è previsto il pagamento della TARI, così da calcolare la quota fissa prevista. Risultano esentate dal pagamento della TARI le aree condominiali comuni e quelle scoperte pertinenziali o accessorie a locali tassabili.
Calcolo della TARI 2023
Il calcolo di quanto dovuto per il pagamento della TARI prevede una quota fissa, stabilita in base alla superficie dell'immobile su cui grava il tributo, a cui va aggiunta una quota variabile. Quest'ultima è costituita da un valore assoluto che dipende dal numero degli occupanti l'immobile, quindi i componenti il nucleo familiare. La quota fissa si calcola moltiplicando la superficie dell'alloggio e delle relative pertinenze per una tariffa unitaria, corrispondente al numero degli occupanti l'immobile in oggetto. Alla parte fissa si somma quella variabile. Le tariffe, che poi vanno a determinare quanto si paga di TARI, vengono stabilite con delibera del Consiglio comunale sulla base dei costi di gestione del servizio.
Quando e dove si paga la TARI
Ogni Comune determina quali sono le scadenze per il pagamento della TARI 2023, secondo le proprie esigenze. Normalmente, vengono previste due scadenze semestrali, ma con la norma che almeno una delle due scadenze sia fissata oltre il 30 novembre di ciascun anno, eventualmente anche nell'anno successivo. Ovviamente è possibile pagare la TARI 2023 anche online, sia sul sito del Comune che con i vari servizi di home banking più diffusi. Si può pagare anche presso un bancomat o un tabaccaio.
Cosa succede in caso di mancato pagamento
Se non si provvede, nelle scadenze previste, al pagamento della tassa sui rifiuti TARI, sono previste naturalmente sanzioni e conseguenze di vario tipo, come sempre quando si parla di tributi. A questo proposito, vi segnaliamo due nostri articoli di approfondimento, uno su cosa succede per debiti non pagati, dove trattiamo anche l'argomento tributi, l'altro, invece, sul ravvedimento operoso, che si può utilizzare per evitare di pagare multe e sanzioni varie, anche nel caso di tasse non versate nelle scadenze previste. Per quanto riguarda la TARI, ma trovate tutto nell'articolo appena linkato, il codice tributo per il pagamento con ravvedimento operoso, è il 3944.